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Atina, la Città di Saturno

Le origini di Atina si perdono nella notte dei tempi. Secondo la tradizione mitologica, la fondazione della città è da attribuire a Saturno, dio dell'Olimpo, il quale, detronizzato dal figlio Zeus, si rifugiò sul suolo italico: qui regnò a lungo dividendo il potere con Giano e dando vita ad una favolosa "Età dell'Oro".

Secondo la trazidione ottocentesca, invece, fondò cinque città accomunate dall'avere come iniziale la lettera "A" e caratterizzate dalla presenza di imponenti fortificazioni difensive: Alatri, Anagni, Arpino, Atina e Ferentino (Antino).

Ancora oggi ad Atina si ricorda Saturno: nello stemma comunale, nel nome di una grotta e nel nome di una piazza principale. Fu talmente potente nei secoli che Virgilio la descrisse nell'Eneide come una delle città che fabbricavano le armi per l'imminente guerra dei Latini contro Enea.

Quinque adeo magnae positis incudibus urbes
tela novant, Atina potens Tiburque superbum,
Ardea Crustumerique et turrigerae Antemnae.

Cinque grosse città con mille incudi
a fabbricare, a risarcir si dànno
d'ogni sorte armi: la possente Atina,
Ardea l'antica, Tivoli il superbo,
e Crustumerio, e la torrita Antenna.

Virgilio - Eneide, Libro VII, 630


A partire dal VI-V sec. a.C. è presumibile una presenza volsca, mentre nel IV sec. il centro fu sicuramente sotto il controllo sannita facendo parte della "Lega Sannitica", quasi certamente appartenente alla grande tribù dei Pentri, come Alife, Cassino e Venafro. A causa della sua posizione strategica e delle vicine miniere di ferro, argento e rame esistenti nel complesso dei Monti della Meta e delle Mainarde, entrò nella sfera degli interessi romani le cui milizie nel 293 a.C. devastarono l'ager atinatis e incorporarono la città nello stato romano.

Atina, inserita nella tribù Teretina, fu trasformata in prefettura e, in seguito, in un fiorente "municipium" romano capace di ospitare le ville di facoltose famiglie gentilizie. Da una di queste proviene il grande mosaico conservato nel salone nobile del palazzo dei Cantelmo.

Fornì alla repubblica e all'impero validi amministratori e militari, soprattutto dopo la conclusione della guerra sociale nel 90 a.C., tanto che Cicerone la definisce "Atina madre di molti uomini illustri, tanto che nessuna città d'Italia può dirsi più ricca".

Nell'organizzazione territoriale di Augusto fu inclusa nella I Regio, Lazio e Campania, fu impreziosita dal foro, dall'anfiteatro, dall'acquedotto e da importanti palazzi e templi.
Le fonti letterarie ricordano che nel 589d.C. fu distrutta dal duca longobardo Zotone, fu ricostruita nel 626 d.C.. In età medievale la storia della città si intrecciò con le vicende del ducato di Benevento.

Dall'XI secolo, la città si ampliò presso la "spianata di San Marco" e sulla collina di Santo Stefano. Il borgo fu protetto da mura di cinta e da torri di controllo e furono costruite la chiesa di Santa Maria Assunta e nuovi luoghi di culto.

Nell'800 risulta sede vescovile, come si legge in un Diploma di Carlo Magno che ne descrive dettagliatamente l'estensione territoriale.

Nelle lotte di potere tra i diversi feudatari, Atina conobbe un periodo di insabilità finché nel 1348 divenne possedimento del ducato di Alvito retto dai Cantelmo che iniziarono la costruzione del palazzo ducale. Nonostante l'appartenenza al ducato, mantenne una discreta autonomia, garantita dai propri governatori, che rese possibile un periodo di notevole prosperità.

Nel 1595, dopo l'acquisto del ducato di Alvito da parte dei Gallio, visse un periodo di stabilità politica caratterizzata dalla costruzione di molti palazzi signorili e chiese. Successivamente all'eversione della fedaulità, il paese continuò ad essere il polo di sviluppo economico della Valle: si costrui la strada Sferracavalli, si edificò la cartiera, si impiantò la Reale Ferriera e il cimitero.

La città moderna, che possiede una tipica conformazione a cuspide e si sviluppa a cerchi concentrici attorno al palazzo ducale, è caratterizzata da emergenze architettonoche che si aprono quasi tutte lungo il fronte edilizio del palazzo stesso: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, le residenze dei Visocchi e dei Fasoli, il Palazzo Prepositurale. Nel tessuto abitativo esterno emergono l'ex convento di San Francesco, la collegiata di Santa Maria, il Museo Civico Archeologico, numerosi resti romani.

Palazzo Cantelmo


Il palazzo, oggi monumento nazionale e sede municipale, è l'edificio più antico e costituisce lo scenario principale di piazza Saturno. A pianta quadrangolare, con due torri collocate alle estremità, presenta un elegante prospetto realizzato con pietre d'intaglio e bugnate sul quale si aprono il portale d'ingresso con arco a sesto acuto, strette feritoie e tre bifore con oculo e colonnina centrale che illuminano un ampio salone di rappresentanza attiguo alla cappella palatina dedicata a San Onofrio. Quest'ultima, di forma rettangolare absidata, conserva decorazioni pittoriche parietali trecentesche.

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